Fonte: AVVENIRE (AV10/12/78) NEL TURBINE DELLA GUERRA GIOCARONO LA PROPRIA VITA PER ESSERE UOMINI Il 25 luglio 1943 colse le Aquile Randagie accampate a Colico nella tenuta della famiglia Osio e Montecchio sud ove, in seguito, sarebbe sorto il Campo Scuola per la formazione dei Capi dell'ASCI. L'ora attesa nella sofferenza e nella speranza era giunta: il regime fascista si era dissolto. Fu un'esplosione di gioia: per la riconquistata libertà. La breve parentesi che doveva tragicamente chiudersi l'8 settembre vide l'accorrere di antichi Capi desiderosi di riprendere, dopo anni di "giungla silente", il loro compito educativo. Bisognava preparare quadri e strutture: ma tutto crollò con l'invasione tedesca. Nello spirito di servizio gli Scout rimasti - molti erano dispersi sui vari fronti di guerra - si misero immediatamente in aiuto di fuggiaschi, perseguitati politici, soldati alleati usciti dai campi di concentramento, ebrei. Sorgeva l'OSCAR (Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati): il nome, proprio di persona, serviva ad eludere vigilanze telefoniche o di corrispondenza. Per prima cosa s'impiantò una centrale per la produzione di carte d'identità false, di timbri, di permessi di circolazione, ecc.: fu un lavoro enorme e nel contempo rischioso. Nel portare colonne di ricercati al confine svizzero si ebbero momenti drammatici per evitare posti di blocco fascisti o pattuglie tedesche in perlustrazione: molto servì in tali frangenti, l'abitudine alla esplorazione. Si trasportarono e diffusero copie de "Il ribelle" , il giornale clandestino della Resistenza: fino a farle giungere nelle caserme fasciste o nelle prefetture, creando violente reazioni per la beffa subita. Memorabile fu l'impresa all'Ospedale di Varese per sottrarre alla deportazione un bambino ebreo di 3 anni. Dopo vani tentativi di penetrare nella corsia ove era piantonato, Uccellini riuscì a raggiungerlo nottetempo camuffato da medico, e fuggire dal giardino avvolto dall'oscurità, mentre veniva dato l'allarme. Il fatto destò impressione in città: ci furono arresti, in chieste, ma non si venne a capo, di nulla e il bambino raggiunse la vicina Svizzera. Come non ricordare gli amici Pestarini e don A. Giussani, il comandante Gianni Vignali che sempre portò sul giacchettone partigiano il giglio Scout, presenti nelle formazioni della Val di Taro? Furono capi seguiti e ammirati che seppero trasferire nei loro uomini uno spirito di sacrificio e di dedizione. Così Dino Del Bo arrestato e massacrato dai fascisti e Pino Glisenti, coraggiosa staffetta tra la Svizzera e il Comando del Comitato di Liberazione di Milano. Nino Verri, in fuga con altri compagni, durante un pesante rastrellamento, si offrì di fermarsi presso un ferito ben sapendo quale fine lo attendeva: furono fucilati sul posto. Ogni giorno era un rischio mortale che accompagnava le imprese di questi giovani. Erano pur essi "ribelli per amore" nella volontà di servire la Patria - secondo la loro Promessa - in ore di angoscia e di devastazione: senza odiare nessuno, senza recriminare. Educati ad una scuola di libertà questi giovani giocarono la vita per rimanere uomini liberi. Finita la guerra nulla chiesero, di nulla menarono vanto, nella coscienza di avere semplicemente compiuto il loro dovere. Baden |