Fonte: STRADE AL SOLE (SS60,5-6) 

sulla resistenza e i suoi valori

TRIBUNA LIBERA SU: IL GENERALE DELLA ROVERE

Nel numero 6 del '59 di "STRADE al SOLE" sotto la Rubrica "CINEMA" Sergio Tognon ha analizzato il Film di Rossellini "Il Generale della Rovere". Non entro nella questione di valutazioni artistiche, che potrebbero essere oggetto di discussione: il commentatore accenna ai temi attorno a quali si muove la trama del film: "la ribellione degli italiani alla dittatura, la ricerca della libertà, la democrazia ". E giustamente parla di "valori". Nel numero 2 del '60 della stessa rivista Andrea Giovannucci risponde: "La cosa non gli è piaciuta (affare suo), ma gli argomenti addotti in contrario sono vuoti, poveri, inconsistenti, non sinceri". Prima di tutto Tognon non ha fatto "un lungo discorso celebrativo ed elogiativo della Resistenza". Sono poche righe semplici e chiare: basta andare a leggere. Ma la recensione è stata solo motivo per un intervento di Andrea Giovannucci - "a titolo strettamente personale" - su un argomento che non gli va giù: la Resistenza. E a suffragio della sua tesi porta un episodio torinese di nessun valore probativo: se dovessimo affidare la preparazione culturale degli studenti alla sensibilità delle famiglie ben pochi temi - da quelli scientifici a quelli letterari - sarebbero svolti. È nostra quotidiana esperienza scolastica. Giovannucci vuole solo dirci che essendo la Resistenza una guerra civile e perciò "dolorosa" è cosa da dimenticare: non parliamone ai giovani e riserviamo alle riviste per adulti di studiare l'argomento. Una prima osservazione: un tale atteggiamento ci porterebbe a precludere al Roverismo italiano qualsiasi indagine sul mondo che ci circonda, e qualsiasi giudizio di valore. Lasciamo ai nostri figli tali compiti impegnativi. Le parole "apertura sul mondo, contatti sociali, interpretazione dei fatti moderni, ecc." che così frequentemente girano sulle nostre riviste sono vane etichette. Come possiamo giudicare la realtà presente senza un quadro dei fattori che l'hanno preparata? Ma poi c'è da chiarire bene che la Resistenza non è solo una sequela di episodi laici, ma soprattutto un patrimonio di valori. Valori validi per ogni tempo e per ogni uomo che vuole rimanere tale. Ed è appunto di questi valori che intende parlare Tognon, recensendo il film: "Il generale della Rovere". I) ‑ La Resistenza fu lotta per libertà. Ci fu un'occupazione ed un popolo che si ribella, seguendo l'ordine dell'unica Autorità legittima e per scacciare l'occupante dovette lottare: ma il fine era la conquista della libertà. È chiaro: ogni guerra è deprecabile: siamo d'accordo. Anche l'ultima parte dell'ultima guerra, rimane nella categoria delle cose che un cristiano subisce, non cerca. Fu necessità il combattere per liberare il territorio nazionale. Se poi alcuni - in buona fede o meno - hanno voluto affiancarsi all'invasore, ne hanno accettato e seguito le sorti. La liberazione perciò fu "per accidens" guerra civile: la guerra fu mossa contro i tedeschi e secondariamente contro quelli che si erano posti al loro servizio. II) ‑ La Resistenza è stata lotta per il rovesciamento dl un Regime: e perciò rivoluzione. Regime di parte, con una progressiva soppressione delle libertà civiche. E dobbiamo ricordare che - per suprema ironia - il rovesciamento del fascismo ebbe l'avvio dalla volontà dei componenti il Gran Consiglio, il 23 luglio del 1943 nella speranza di salvare il salvabile, volontà sanzionata dalla Autorità sovrana. Ogni dittatura - di qualunque tendenza - è oltraggio alle libertà fondamentali dell'uomo: è supremo atto di ingiustizia. La Resistenza fu perciò anelito di giustizia e in ciò magnifica asserzione di un altissimo valore. III) ‑ Dalla Resistenza è nata la Democrazia: cioè il volto politico attuale dell'Italia. È questo il clima - con i suoi pregi e difetti - nel quale è dato da vivere la gioventù di oggi. È il clima - per noi - unico nel quale può svilupparsi lo Scoutismo, che ponendo a valore massimo la grandezza e la dignità della persona umana, può attuare i suoi fini solo nel contorno di libertà democratiche. E di fatto tutte le dittature, al loro arrivo al potere, sciolgono tra le prime associazioni, quelle Scoutistiche. II fascismo ci ha ucciso, la Resistenza, ci ha aperto le vie della resurrezione. Chiamare la Resistenza "nefanda", è oltraggio ai giovani che hanno fatto tragiche scelte, ai morti - tra cui fratelli legati dalla nostra stessa Promessa o padri di nostri ragazzi di oggi - a quanti hanno giocato la vita per un'Italia libera. Non si tratta - nella corrispondenza - di una analisi su basi storiche o su principi teorici: siamo di fronte ad una mentalità ed a uno stile. È inutile scaricare la responsabilità scrivendo in grassetto che le opinioni sono espresse a titolo "strettamente personale". Lo scrivente occupa un posto direttivo in un Movimento giovanile: e dobbiamo sapere dove si vogliono portare i nostri giovani in ogni settore - dal religioso al filosofico al politico - altrimenti corriamo il rischio di ingannarli e di deluderli: il che è massimamente disonesto. Per questo attendo una precisazione chiara e specifica in base alla quale possa dare una risposta ai Rover del Clan di cui sono Assistente; essi hanno sollevato, in una ultima riunione domande e dubbi a seguito della lettura della sopra menzionata nota di Andrea Giovanucci. Mons. Dott. ANDREA GHETTI. Preposto Parroco di S. Maria del Suffragio in Milano.