Da
Lupetto a Capo Scout, sempre al servizio «Era il più
disponibile quando si doveva lavorare». «Quella volta
che ci perdemmo in Aspromonte diede coraggio a tutti»
Quando
Nicola Calipari
indossò la sua prima divisa di «lupetto»
aveva sei anni, una divisa che non tolse più.
Come
lo spirito che anima ogni Scout, quello stesso spirito
che ha conservato fino all'ultimo gesto della sua vita.
«Era il ragazzo più disponibile quando si doveva
lavorare», ricorda il professor Teofilo Maione, docente
in pensione, Capo Scout a Reggio per molti anni. «Della
sua squadriglia - dice ancora - era sempre quello che
stava accanto ai più piccoli.
Di lui ricordo anche le
grandi capacità tecniche: era bravo nell'orientamento,
nell'osservazione, nel costruire ponti, nella cucina; e
nelle riunioni era una miniera di idee».
Per il
professor Maione, «Nicola ha saputo tradurre la sua
disponibilità al servizio dimostrata da scout, anche
nella sua attività professionale». Uno di quelli che
è stato sempre accanto a Nicola è un suo coetaneo, l'architetto Giuseppe Partinico.
Assieme
nei cinque anni di scuola elementare alla De Amicis,
altri tre di media alla Galilei e poi nella famiglia
degli Scout. «Siamo diventati capi, negli anni '70, al
gruppo Agesci Reggio Calabria 3, che ha sede presso la
parrocchia della Candelora - ricorda l'architetto -. Ma
i trascorsi da scout con Nicola iniziarono nel cortile
del Duomo al Reggio Calabria 1 da "lupetti" e
poi da "esploratori", su e giù per il
campanile».
È
difficile in un momento come questo frugare nella
memoria per cercare tra i tanti momenti condivisi, ma
non può non raccontare, tra lacrime di commozione, la
disavventura vissuta con Nicola nel 1976. «Eravamo
diventati capi e ci avevano affidato un gruppo di
ragazzi più piccoli durante un'escursione in
Aspromonte; ci siamo persi in una zona impervia dove
siamo stati costretti a pernottare. Nicola dava coraggio
e forza a tutti, fino a quando l'indomani siamo riusciti
a ritrovare il sentiero». L'architetto Partinico
accarezza tra le mani una foto ingiallita e dice: «Nicola
non aveva un grande fisico e con gli amici spesso lo
prendevamo in giro per la sua statura non proprio da
corazziere. Oggi lo abbiamo perso per la sua grande
statura di uomo». Gianni Pensabene, ex assessore
comunale di Reggio Calabria, in quegli anni era
responsabile giovanile dell'Agesci: «Nel 1976
organizzammo in Calabria un raduno di Scout che aveva
per obiettivo lottare per restare in Calabria e per costruire una Calabria
diversa; il gruppo di Nicola,
quello della Candelora, era il più numeroso, a dimostrazione della sua dedizione totale nel fare ogni
cosa». |