Il paese è molto allungato; passando
stretto tra case o in spiazzi erbosi
o vicino agli abbeveratoi, si sente
il canto incessante del torrente che
scorre in fondo alla valle,
invisibile fra rocce e castagni. Si
passa il bivio della strada che
scende al ponte della Mutta, che
porta sull'altro versante, al borgo
del Cii e poi verso la Val Ladrogno
o verso il Tracciolino.
Poi dirò delle meraviglie geologiche
che lasciamo là sotto.
Si passa anche vicino alla stazione
della preziosa teleferica che corre
lungo il torrente per portare
materiali dal fondovalle.
Passa Corte, l'ultimo gruppo di case
del paese, dove c'è un prato ove è
possibile campeggiare (il primo
dalla partenza di Mezzolpiano), la
valle si allarga, ma torna arida e
sassosa; si passa presso la "presa",
la piccola diga che alimenta la
centrale idroelettrica di Campo
Mezzola. Qui inizia il "Tracciolino",
un sentiero che fu la sede di una
ferrovia a scartamento ridotto
utilizzata per la costruzione della
diga, perfettamente orizzontale come
curva di livello, a quota 900, lungo
12 km. che segue la valle lungo il
lato sinistro in tutti i suoi
anfratti fin sopra Verceia, in Valle
dei Ratti.
Il sentiero sale verso l'aspro dosso
delle Saline che deve il suo nome
forse alla grande ganda (frana
sassosa), formata dal lavoro di due
torrentelli che qui congiungono al
Codera.
Ormai il sentiero segue il torrente
a volte alzandosi, a volte
costeggiando le rive sassose
permettendoci di vedere qualche
"marmitta dei giganti", a volte
attraversandolo; dopo le Baite di
Saline e quelle di Piazzo, continua
nella ampia valle glaciale che si
stringe poi all'improvviso in una
strozzatura (il nome della località
non poteva che essere "la Stoppadura";
in una bella baita a fianco del
sentiero, abita la Romilda dal Prà,
la donna simbolo della orgogliosa
dignità della valle e dei
valligiani, scrittrice autodidatta e
poetesse dallo stilo molto asciutto
e immaginoso.
Ma subito dopo la valle si riallarga
e arrivi alla splendida piana di
Brescadiga, ricca di acqua e
pascoli, il secondo nucleo della
valle, con belle case ed una ex
casermetta della Guardia di Finanza,
posta qui a vigilare una delle vie
del contrabbando, la povertà della
condizione e le scarse risorse
spingevano infatti molti giovani
(ancora negli anni '60) al mestiere
di spallone, trasportatore di
bricolle cariche di sigarette (e
altro) di contrabbando, provenienti
dalla Svizzera attraverso il passo
della Teggiola.
Salendo vedi il bosco cambiare
seguendo l'altezza; hai lasciato
ormai i castagni, cammini dentro e a
fianco degli ontani, poi incontrerai
abeti e larici; a Brescadiga in
primavera è il trionfo dei crecus,
con numerose sfumature di colore.
Si guardi bene fra gli alberi, oltre
il bosco fitto puoi intravedere la
macchia bianca della capanna Brasca.
Siamo infatti vicino alla piana di
Coeder, al centro della valle (altidudine
mt. 1300); il sentiero attraversa un
reticolo di torrentelli che
alimentano un sottobosco da favola,
vivacizzato (quando è la stagione)
da migliaia di rosse amanite, da cui
ti aspetti di vedere uscire i
nanetti e gli gnomi.
Il grande circo roccioso dell'Alpe
Coeder è uno spettacolo fra i più
maestosi delle Alpi: boschi, nevai e
(un tempo) piccole vedrette di
ghiaccio, cime e impressionanti
ripide pareti dell'Oro, del Ligoncio
e della Sfinge, guglie e massi
erratici (famoso per le sue
dimensioni e per la forma pressochè
a parallelepipedo, quella del
bivacco Valli), cascate nelle quali
i torrenti cantano la loro canzone.
La valle potrebbe concludersi, ma
siamo circa a metà perchè i passi
che immettono nelle altre valli sono
a quattro ore di cammino, a 2500
metri.
Se hai la possibilità di vivere qui
l'intero volgere di un giorno,
l'alba che infiamma i nevai del Gruf,
il mezzogiorno con il sole che ti
brucia, la sera che inquietamente ti
invita al magone e soprattutto la
notte piena di stelle che ti culla i
pensieri al canto delle cascate e ti
fa sentire piccola creatura di un
padre buono che senti lì
vicino....., se riesci a vivere
tutto questo in un attivo abbandono
in una delle espressioni più
compiute e splendide della natura,
avrai fatto una esperienza tra le
più intense se non unica della tua
vita; quella di sentirti creatura in
pace con il Creatore.
Se vuoi proseguire, da qui in poi,
dopo il nucleo ormai abbandonato di
Codera Alta, in valle trovi solo
baite isolate e alpeggi, non più
nuclei di stabile dimora; sia che si
salga all'Alpe Sivigia verso ovest
(verso la Val Chiavenna e il passo
della Teggiola) o dell'Alpe Averta
verso est (verso il difficile passo
dell'Oro) la valle si fa più
silenziosa e solitaria, si sale per
ripide balze agli alpeggi estivi più
alti, ma se percorri questi sentieri
nel momento della fioritura dei
prati e del sottobosco, credi di non
essere più in terra; corri il
rischio di sentire la voce degli
angeli.
Visto che siamo nella parte alta,
potresti aguzzare la vista e
scrutare fra i sassi; non sarà
difficile scoprire fra i ciotoli
delle "gande" dei cristalli rosso
scuro che faranno pensare al rubino;
specie a Sivigia e più su, molti
geologi e mineralogisti hanno
raccolto esemplari notevolissimi di
granati e tormaline; molto belle
sono certe vene di pegmatiti con
grossi cristalli di mica bianca,
argentea, che qui chiamano "i specc"
(specchi). E se tornando hai un po'
di tempo, chiedi alla casa di valle
di poter visitare il piccolo museo a
Codera, ne uscirai stupito per la
calda umanità che viene da quegli
oggetti poveri ed ingegnosi; vedrai
sorprendenti esemplari di minerali
ed avrai le indicazioni per
osservare i massi erratici vicini al
paese e le marmitte dei giganti
lungo il torrente verso la Val
Ladrogno
Per questi sentieri hanno vissuto i
momenti più intensi di spiritualità
centinaia di capi che hanno fatto i
campi scuola (RS specialmente) sia
molti clan in route.
La Val Codera è per la sua natura,
la varietà dei paesaggi, la pace del
suo isolamento molto adatta alla
vita scout, è congeniale alle
attività più rudi, quelle che ti
mettono alla prova il fisico e lo
spirito.
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